lunedì 29 giugno 2015

LILLO MILIANO NEL RICORDO DI FRANCO QUARTARARO (ARCHITETTO) IN UNA LETTERA AD UN AMICO SUL VALORE DELL'AMICIZIA


Caro Gianni,
disquisire sul significato dell'amicizia non è mai facile, perché non esiste una definizione univoca e spesso, ci lasciamo plagiare da modelli espressi dal cinema e dalla narrativa. Concordo con Te che dare dell'amico a qualcuno richiede qualche cautela. L'amicizia non è merce di scambio, ma qualcosa di molto più complesso. Penso che neanche scrivere un'enciclopedia sul tema sia sufficiente per descrivere esaustivamente il concetto.
Tenterò di dare un mio modestissimo contributo riguardo l'amicizia partendo da una dura esperienza di vita.
Circa 20 anni fa, ho vissuto l'esperienza di Garrone e, davanti un letto, ho provato terrore, impaccio, inadeguatezza, sconforto e bisogno di allontanarmi, per la visione dell' insostenibile sofferenza del mio fraterno amico Calogero (che riposi in pace), che pochi giorni dopo ci avrebbe lasciati. Compagni dai tempi dell'asilo, elementari, medie e superiori, studio tecnico in società e non solo: sono cresciuto a casa sua, con sua madre e suo padre, maestri elementari che ci facevano fare i compiti tutti i pomeriggi e che dicevano di avermi adottato. Persona dal fare trasparente e incapace di mentire, era capace di grandi slanci commoventi e abnegazione; soprannominato "lu parrino" (il prete) perché quando c'era da dare una mano era sempre in prima fila, sia che si trattasse di accompagnare in macchina qualcuno dall'altra parte della Sicilia, aiutarti a spostare i mobili di casa, ridipingere una stanza, riparare un impianto elettrico, che prestarti dei soldi. E' stato alla mia laurea, al mio matrimonio, e quando era a Palermo era sempre mio ospite. La notte che muore suo padre (allora abitavo a Ribera), prendo la macchina e lo accompagno a Palermo a prendere la sorella Giovanna, allora studentessa universitaria che morirà (stesso male il padre e i figli) qualche anno dopo, a soli 30 anni. Il viaggio di ritorno a raccontar balle sostenibili per non spaventare la ragazza. Lui, pur sapendo, sostenne il gioco con la faccia sconvolta e la morte nel cuore; ma al buio, la sorella seduta accanto a lui, non lo vedeva...  io, allo specchietto retrovisore, sì che lo vedevo....
Abbiamo combattuto tanto per le difficoltà del lavoro, alle volte al limite della legalità, con una complicità sottile e presente che non aveva bisogno di essere sottoscritta. Ci capivamo al volo, anche in mezzo alla gente e senza parlarci. Ridevamo, e anche tanto, grazie all'autoironia che ci contraddistingueva, al limite della sconcezza e anche oltre. Ma c'era una parte delle nostre vite che rimaneva circoscritta dietro una linea sottile che nessuno di noi ha mai valicato, per reciproco rispetto.
Lillo Miliano (a centro seduto) con gli amici sposi Franco Quartararo e Rosalba Barbera
Dopo il funerale, ho visto il vero volto dei cosiddetti "amici": minuscoli individui affetti da protagonismo, interessi, opportunismo e bassezza umana. Non sono più entrato nello studio neanche a riprendere le mie cose, tranne quando fui costretto da un revisore dei conti, per un contenzioso conclusosi dopo da sua morte.
Ho provato un disagio immenso, forse perché non ho valorizzato più di tanto quell'amicizia quando era in vita. Lui non c'è più, e nella rielaborazione della perdita ho imparato a dare un peso diverso all'amicizia. Conosco sempre più gente (la mia agenda sta esplodendo) ma ho sempre meno amici, e quei pochi che ho me li tengo stretti o li coltivo, come si usa dire... scusa la metafora ma, anche Tu sei nel mio orticello.
Gli amici prima di tutto devono condividere passioni, hobbies e interessi comuni, anche se si frequentano parrocchie diverse. Amicizia è affinità intellettuale anche se culturalmente distanti; è anche la capacità di dare apporto interiore l'altro, come un buon libro, senza preconcetti e integralismi.
Non ho mai saputo dove fosse sepolto, finché tre anni fa venni a sapere da Dino, un comune amico che vive a Ribera, il punto esatto della sepoltura. Dino ci accompagnò (ero con mia moglie che da anni mi diceva di cercare la tomba) e finalmente abbiamo spiritualmente riincontrato l'amico che ci ha lasciati (suo malgrado). In quel momento è stato come se un'anima si staccasse dal purgatorio e filasse in paradiso. Non so se fosse la sua ma, mi sono sentito in pace con me stesso. Avevo chiuso un cerchio.
Non so se darei un braccio per un amico...
dovrebbe essere uno con la "a" maiuscola, ma ripetere un'esperienza lunga 30 anni di tale intensità, una seconda volta nella vita, non credo sia possibile...
intanto, lascio la porta aperta.... non si sa mai!
Meno 8 alla partenza per la Spagna. Temo che l'unico "sollazzo" ispanico sarà fare schioccare la frusta come fanno i domatori di leoni al circo...
Spero di tornar sano... di mente.
Qui la primavera è arrivata di botto. Il termometro è salito di 6°C in una notte!
Abbraccioni a gogò.
Tuo sud-atissimo amico,

Frank

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