domenica 27 ottobre 2013

AURELIO TANCREDI UN GENOVESE A CALTABELLOTTA

Nel mese di maggio sono andato a Caltabellotta a trovare l'arciprete don Giuseppe Costanza nella chiesa del Carmine e questi mi ha chiesto se sapessi qualcosa della persona sepolta sotto la lapide posta sulla destra, all'ingresso della chiesa. Siamo andati a vedere la lapide, o meglio le lapidi, poiché una è posta sotto la nicchia d


i S. Michele e l'altra nella parete accanto; un tempo quest'ultima era sovrapposta alla prima. Lì è sepolto un certo Aurelio Tancredi. Il nome non mi diceva niente anche se, dalla lapide, si capisce che Tancredi era stato un amministratore del Duca di Bivona qualche anno prima della fondazione di Ribera: mi sono ripromesso di fare ulteriori ricerche in proposito.
Il giorno dopo ho fatto omaggio allo stesso Arciprete della mia ultima pubblicazione e cioè "Monografia sopra Ribera" scritta da Giuseppe Salerno e curata da me. Aprendo il libro a caso don Giuseppe si è accorto che, guarda un po' il caso, in una nota vi era trascritta la lapide in questione! Il Salerno aveva inserito nel suo manoscritto su Ribera una lapide che si trova a Caltabellotta e magari gli storici caltabellottesi (se ci sono stati) non ne hanno mai parlato!
Comunque il contesto in cui era inserita la lapide è questo: “Con Giovanni De Luna figlio di Pietro, si estinse la famiglia De Luna, sicché la contea di Caltabellotta, il Ducato di Bivona, e la Baronia di Macasoli passarono a Cesare Moncada secondo principe di Paternò sposo di Aloisia De Luna, metà secolo XVI ed è probabile che sia stato il Paternò colui, che abitando lontano degli appannaggi li abbia fatto amministrare, parte dal suo segreto di Caltabellotta (nota riguardante la lapide vedi sotto) a parte di quello di Bivona, alle quali sue amministrazioni ebbe allora a dividere la Baronia di Macasoli, aggregando a Caltabellotta i tre feudi che stavano lungo il corso inferiore di Macasoli, cioè le due Donne, e lo Strasatto a sinistra dello stesso Macasoli, unendo a Bivona gli altri sei cioè, Millaga, Finocchio, Balata, Ferraria, e le due Mailla.
(nota) Notiamo, che in una delle chiese di Caltabellotta esiste una tomba di marmo, che qui trascriviamo quanto in essa si legge, dove crediamo esservi stato sepolto il segreto cui sopra si accenna.
Nel prospetto
VICTUS AB EXTREMIS IACET HIC AURELIUS ANNIS
HAUD TAMEN AURELI HIC INCLYTA FAMA JACET
NAM QUEM NON VICIT FULVUM DUM VIVERET AURU(M)
HUIUS NON ULLO FUNERE FAMA CADET.
Nella parte superiore
AURELIO TANCREDI VIRO
CUM PRIMIS HONESTO ATQUE
INTEGRO BIBONENSIS DUCIS
PROCURATORI FIDISSIMO
FILIONA CONIUX AMANTISSIMA
EXIGVVM HOC MAGNI AMORIS
MONUMENTUM P OBIIT AETATIS
SUAE ANNO LX A CHRISTO NATO
M DC XVI. IV. NON MART
Tale iscrizione l’abbiamo noi osservata, nell’occasione d’essere stati in Caltabellotta, nella qualità di procuratore degli attuali sullodati Duchi di Bivona, per alcune cause pendenti in quella Pretura mandamentale.
In oggi l’iscrizione trascritta di sopra ci è stata favorita dall’egregio Cavaliere ufficiale Dottor Salvatore Turano di essa Caltabellotta, nostro carissimo amico, al quale abbiamo pregato di farcela tenere.”

Le epigrafi tradotte in italiano non letteralmente poiché le frasi sono poetiche, significano: Qui giace Aurelio vinto (dalla morte) dopo diversi anni di sofferenze, tuttavia qui non giace la sua gloriosa fama infatti in vita non si lasciò corrompere dal biondo dell'oro. La fama di un uomo non finisce con la sua morte. E la seconda dice: Aurelio Tancredi uomo onesto e integro, amministratore fedelissimo del Duca di Bivona. Filiona moglie amatissima con grande amore ha fatto erigere questo piccolo monumento. All'età di 60 anni è nato in Cristo il 4 marzo 1616 (IV delle none di marzo).

Ma queste poche e scarne notizie non potevano appagare la curiosità storica che è in me e così ho deciso di approfondire le ricerche su testi editi, ma la sola notizia che ho potuto rintracciare si trovava sul Nobiliario di Sicilia di Antonino Mango Casalgerardo, dove, parlando della famiglia Tancredi, si dice che un Giulio acquistò, nel principio del XVII secolo, il diritto del mezzograno sulle estrazioni di cereali dal caricatore di Sciacca, diritto in cui gli succedette il figlio Pietro e poscia il nipote Giulio.” Ma cercando in altri testi più completi non ho trovato cenno di questo diritto, nemmeno nella storia di Sciacca dello Scaturro. Giulio era certamente figlio di Aurelio.
Dovevo quindi cercare su documenti dell'epoca e così ho fatto una ricerca nel mio database di atti d'archivio e la ricerca si è rivelata abbastanza esaustiva da un punto di vista familiare, ma non purtroppo altrettanto esaustiva per quanto riguarda l'attività di amministratore di Aurelio Tancredi. Per cui bisognerebbe consultare il fondo notarile dell'Archivio di Stato di Sciacca ed il fondo Moncada dell'Archivio di Stato di Palermo.
Comunque dai documenti in nostro possesso e dalla lapide possiamo dire che Aurelio Tancredi era nato nel 1556 probabilmente a Genova, poiché dal suo codicillo (che è una appendice al testamento) rogato dal notaio Giacomo Plazza di Caltabellotta leggiamo: "... quod Aurelij de Tancredi Januensis et habitatores civitatis Saccae...". Notiamo, altresì, che l'atto venne rogato "Apud castrum Pogiudiane et intus eius viridarium" (Presso il castello di Poggiodiana e nel suo giardino).
Non sappiamo i motivi che lo portarono in Sicilia alla fine del '500, comunque il quel periodo il commercio era floridissimo tra le città portuali di Genova, Pisa, ecc. con la costa siciliana e quindi anche con Sciacca. Infatti arrivò a Sciacca quando aveva circa 20 anni e a 24 ivi si sposò in prime nozze l'11 luglio 1580 con Nunzia Tummiolo forse figlia di Simone. Con questa prima moglie ebbe almeno due figli di cui abbiamo la fede di battesimo (di eventuali altri non abbiamo notizie): Francesco Vincenzo nato il 4/10/1581 (padrini il magnifico Paolo Granone e la magnifica  Giovannella Granone) e Nicolina Maria nata l'1/12/1585 (padrini lo spettabile Giacomo Turano e Aloisia Imbeagna). Probabilmente morirono in giovane età o si spostarono in altro luogo.
Rimasto vedovo si risposò a Caltabellotta il primo marzo del 1591 con Apollonia Turano con atto dotale rogato dal notaio Giacomo Plazza. Da questo documento apprendiamo che i genitori di Tancredi si chiamavano Pietro e Pellegrina e sembra che in quella data fossero ancora vivi, mentre la sposa era figlia di Francesco Turano e Giovanna.
Probabilmente con questo matrimonio il Tancredi divenne Amministratore, allora chiamato "secreto" del Conte di Caltabellotta, poiché la famiglia Turano era fra le più notabili di questo paese.
Negli Stati feudali (comuni con territorio di pertinenza) gli ufficiali dell’amministrazione locale venivano nominati dal feudatario o, in sua vece, dal governatore che egli stesso eleggeva quando, per motivi di lontananza o di altro, non esercitava direttamente i suoi privilegi. Nell’ambito delle singole Università feudali la carica più importante era ricoperta dal Secreto (qualche volta localmente chiamato anch’egli Governatore o Camerario) il quale in loco rappresentava il feudatario. A lui faceva capo sia la secrezia o camera baronale (cespiti fiscali e privati del barone), sia l’amministrazione dell’Università (= del comune) e della stessa giustizia. Era il Secreto che curava la cessione in affitto della riscossione delle gabelle (o dazi), in proprio quella della secrezia, invece quella dell'Università con l’assistenza di Giurati, Sindaco, Maestro Notaro (segretario); era lui che insediava la Corte Capitanale (amministratori della giustizia), e la Corte Giuratoria (amministratori comunali), a lui infine i vari funzionari rispondevano del loro operato.
Nel periodo in cui Aurelio Tancredi fu secreto, il feudatario di Caltabellotta era Aloisia de Luna e Vega, sorella di primo letto di Giovanni (erano figli di Pietro de Luna) investita il 30 settembre 1592 della Contea di Caltabellotta, Ducato di Bivona, Contea di Sclafani, Terra di Caltavuturo, Baronia, Terra e feudo di Misilcassim, feudo di San Bartolomeo, feudo, Castello e tonnara di Castellammare del Golfo ed altri feudi e Castelli, per la morte del detto suo fratello Giovanni de Luna e la Cerda. Aloisia sposò Cesare Moncada Pignatelli, Principe di Paternò. Sposò in seconde nozze Antonio di Aragona e Cardona, Duca di Montalto e conte di Collesano vedovo di Maria La Cerda col quale non ebbe figli.
Del matrimonio tra il Tancredi e Apollonia Turano non abbiamo notizie di figli a Sciacca. È probabile che dimorassero a Caltabellotta, ma in questo comune i registri parrocchiali iniziano nel 1622, quindi alcuni anni dopo la morte di Aurelio.
Rimasto di nuovo vedovo si sposò per la terza volta il 27 agosto 1600 a Sciacca con Filiona (nome) Camilla (cognome), famiglia originaria pure di Genova, figlia del notaio Francesco e Margherita Liotta. Questa era nata a Sciacca 28 gennaio 1577, quindi aveva 21 anni meno del marito. Vennero ad abitare certamente a Caltabellotta poiché non si trovano figli nati a Sciacca. Mentre a Caltabellotta, sebbene non esistono i registri di battesimo del periodo, abbiamo trovato il matrimonio di una figlia, Anna Maria, che si sposa il 16 settembre 1629 con Giuseppe Canzoneri da Burgio. Un'altra figlia, Aloisia (l'avrà così chiamata per la duchessa di Bivona Aloisia De Luna?) si sposa con Andrea Traina da Santo Stefano di Quisquina qualche anno prima del 25 aprile 1623, data in cui abbiamo trovato la conferma del matrimonio agli atti del notaio Giacomo D'Angelo. In ambedue i matrimoni, come sappiamo, Aurelio era morto e da questo secondo atto apprendiamo che Filiona era moglie di Antonio Ansaldo. Abbiamo altresì notizie di un altro probabile figlio di Aurelio da un atto trovato presso il notaio Mariano Plazza che porta la data del 5 ottobre 1649 in cui si legge che il sacerdote Filippo De Giorgi di Chiusa faceva un legato a Giulia De Napoli vedova in ultimo loco di Giulio Tancredi. Non essendoci altri con questo cognome dalle nostre parti siamo propensi a credere che anche questo fosse figlio di Aurelio anche perché l'atto è stato rogato a Caltabellotta. Questo Giulio è verosimilmente quello di cui abbiamo parlato all'inizio che deteneva il diritto del mezzograno sulle estrazioni di cereali dal caricatore di Sciacca.
Dicevamo che Filiona si risposa con Antonio Ansaldo, anche questo un "secreto" del Duca di Bivona e Conte di Caltabellotta (purtroppo non abbiamo l'atto di matrimonio) che muore a Caltabellotta il 12 agosto 1633 a 50 anni circa e nel suo testamento rogato dal notaio Vincenzo Scoma il 10 agosto 1633 nomina erede universale la moglie Filiona da cui sembra non ebbe figli poiché non sono citati nell'atto. Ad Antonio Ansaldo nella "secrezia" seguirà Giovanni Antonio Spataro che nel 1635-36 su disposizione di Luigi Guglielmo Moncada fonderà Ribera.
Filiona detta le sue ultime volontà il 24 agosto 1641 al notaio Tommaso Abruzzo e nomina erede universale la figlia Anna Maria Tancredi in Canzoneri. Muore qualche giorno prima del 22 settembre dello stesso anno, data in cui viene rogato l'inventario dei beni dallo stesso notaio.

Raimondo Lentini

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