sabato 9 novembre 2013

CHIESE RURALI E PRIVATE


Estratto da
Biblioteca Storica Riberese a cura di Raimondo Lentini, tomo quinto, Ribera Sacra - Parte prima, Ribera marzo 2013.
Pagg. 218-220:


Nel Settecento alcuni nobili riberesi, come del resto avveniva da sempre nei paesi di fede cattolica, edificarono delle cappelle private nei loro palazzi di città o di campagna.
La prima chiesa rurale, di cui si ha notizia, appartenne al barone di Magone don Calogero Di Giovanni, affittuario dello stato di Caltabellotta e di Ribera. Essa si trovava nel palazzo, chiamato “il Casino”, sito appunto nel feudo di Magone. Ne troviamo notizia più antica nell’inventario dei beni appartenenti al Di Giovanni, stilato il 28 aprile 1717 (1), cioè dopo la morte. Leggiamo, infatti, nel suddetto atto a carta 212 verso: Item un Palazzo sito e posito nel fego seu Piana di Magone uti dicitur il Casino consistente in numero 23 corpi di casa tra quelle di sopra et officine di sotto con sua Chiesa inclusa e magazzeno con cortiglio grande e cisterna dove vi sono dentro le infrascritte robbe.... Nella pagina successiva si leggono gli arredi e le suppellettili di corredo alla chiesetta.
Qualche anno fa questa cappella, insieme a parte del baglio, crollò e, inoltre, una lapide, che era posta sopra l’ingresso principale, scomparve (2). Ora il tutto si trova in deplorevole stato di abbandono.
Nella Sacra Visita del 1734 il vescovo Gioeni ispezionò... cappellam seu sacellum in domo Baronis Bilici... e cioè di don Ignazio Castiglione.
Nella relazione, ma posto alla fine del documento, si dice che aveva visitato, inoltre, una chiesa rurale dedicata a S. Francesco d’Assisi, che non siamo riusciti ad individuare, nella quale c’era un quadro.
Nel 1750 vennero visitate le due cappelle del Barone del Belice, che era venuto in possesso del “Casino”, di cui si è parlato prima, che apparteneva un tempo al barone Calogero Di Giovanni, morto senza prole, i cui beni andarono in parte alla famiglia Amodei in quanto il Castiglione, barone del Belice, si era sposato con certa donna Antonia Amodei. Una delle cappelle era in paese ed era stata visitata nel 1734. Il Visitatore Generale Canonico Lo Re Sterlini ne chiese il documento di riconoscimento canonico allo stesso Barone.
Nel 1756 vennero visitate le stesse cappelle, sempre possedute dal Barone del Belice.
Nel 1772 e nel 1779 non si accenna, nelle relazioni delle Sacre Visite, a chiese private, mentre nel 1798 è certo che venne visitata la cappella della famiglia Gatto. Nella relazione, infatti, leggiamo: Domi Don Joseph Gatto et Provenzani, adest oratorium quod cum comparis sunt eleganti forma muro costrutta ab omnibus domesticis usibus separatam decent... ornatum. Rev.mi Canonici visitatores probaverunt et laudaverunt.
Nel 1808 furono visitate due cappelle in case private: una appartenente a donna Serafina Genova, mentre l’altra al dr. don Emanuele Cutino; ed anche la cappella di campagna appartenente al barone Consiglio, che si trovava nel feudo di Magone, di cui, come si è visto, ne era stato primo proprietario il barone Calogero Di Giovanni. Infatti i Consiglio, originarii di Cava dei Tirreni presso Napoli ed abitanti in Sciacca, erano venuti in possesso della baronia di Magone con l’annesso “Casino” perché Gaetano, che era Capitano d’armi a Sciacca, aveva sposato il 29 novembre 1749 la figlia del Barone del Belice, come si legge nell’atto di matrimonio presso l’Archivio Parrocchiale di Ribera sotto tale data:... Ego Sacerdos D. Vito Consiglio de licentia Rev.mi Archipresbiteri huius terrae Riberae interrogavi.... D. Caetanum Consiglio Civitatis Cavae extra Regnum Siciliae, et ad presentis habitatorem Civitatis Saccae innuptum filium legiptimo et naturalem D. Joannis Baptistae et quondam D. Ursulae Landi olim jugalibus et D. Chatarinam Castiglione huius predictae terrae etiam innuptam filia legiptima et naturalem D. Ignatii Castiglione Baronis Belicii et D. Antonia Amodei.... Il matrimonio venne benedetto nella cappella privata del Barone del Belice di Ribera. Invece nelle successive Sacre Visite non si trova più accenno di cappelle private.


1 ASS, not. Graffeo G.T., vol. 4104, minute, carta 203 e ss..

2 Il testo della lapide diceva: “Magonum punici nominis agrum inter isburum allabamque xia Triocola lapide situm unde paenorum ditio erucinos versus protendebatur a Calogero De Ioanni primo acri barone hoc in exunte soeculo vineis oleisque con situm rurali fano commodisque aedibus ex ornatur anno. Eiusdem soeculi nono octavo que e lapso anno auctore e vivis sublato omnia pessum ire temporum vicissitudine visa sunt. Caetanus demun Consiglio Magonis baronis amoenit atem vineis oleisque dignitatemque pristinam aedibus & restituit & auxit. Ioanne Bapt. a Consiglio & Castiglione Belicis baro patri optumo cui longos exortat dies. Iubens meritoque posuit. Anno MDCCLXXV. Questa è la traduzione proposta da Nicolò Riggi in http://riberatvb. altervista.org/?page_id=24): “Il campo di nome punico dei Magoni fra il Verdura (Isburus) ed il Magazzolo (Allava) (all’undicesima pietra miliare) da Caltabellotta (Triocala) posto da cui il dominio dei Puni verso Erice si estendeva, (oppure secondo Nicola Riggi altra possibile traduzione della frase potrebbe essere: posta sul versante fin quasi dove gli ericini estendevano il loro dominio) da Calogero di Giovanni primo barone della terra all’inizio di questo secolo con vigne e con olivi piantato, di un altare rurale e di conveniente tempio è ornato nell’anno dello stesso secolo nono, e, trascorso l’ottavo anno, l’autore portato via dai vivi (= morto), tutto andare in rovina per le alterne vicende dei tempi sembrò, alla fine Gaetano Consiglio barone di Magone l’amenità ai vigneti ed agli uliveti e l’antica dignità alle sedi restituì (e?) l’accrebbe, Giovanni Battista Consiglio di Castiglione barone del Belice per l’ottimo padre per cui desidera lunghi giorni con piacere e meritatamente pose. Anno MDCCLXXV”.

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