venerdì 1 novembre 2013

Il feudo e il casale di Giraffi

Il nome “Giraffi” proviene presumibilmente dall'arabo ‘guraf’ che vuol dire ‘corrente d'acqua che porta via la terra dalla riva’ e siccome il fiume Verdura, prima di essere fermato a monte con una diga, faceva spesso di questi scherzetti, la cosa è verosimile ed è riferita al luogo che sorge in prossimità di tale fiume.
Le più antiche notizie che abbiamo del territorio “delli Giraffi” risalgono al 16 luglio 1487 quando Caterina vedova di Giovanni Amato dona al nipote Pietro Amato, minorenne, tale territorio.
Però da altra fonte apprendiamo che il feudo venne in possesso del magnifico Bernardino Buondelmonte figlio di Guglielmo e Isabella come dote per il matrimonio avvenuto il 25 gennaio 1485 con Margherita Noceto di Francesco (o Orlando o Gerlando?) e Francesca. Bernardino però era al suo secondo matrimonio ed in prime nozze aveva sposato il 31 luglio 1472 Eleonora Ferreri vedova Amato. Infatti in un altro atto del 24 settembre 1500 il magnifico Bernardino Buondelmonti ed il figliastro Francesco Amato hanno una vertenza relativa agli alimenti che il primo deve al secondo e connessa con il territorio detto “Li Giraffi”.
Certo è comunque che agli inizi del secolo successivo il territorio appartiene al Buondelmonti. Infatti il 25 febbraio 1516 la nobile Margherita Noceto, moglie del nobile Bernardino Buondelmonti, con il consenso del marito concede a Bartolo Iangrosso di Caltabellotta di fare una masseria e un aratato e mezzo nel territorio “di li Giraffi” per quattro anni, in ragione di un certo quantitativo di orzo, portato ogni anno a Sciacca, il carnaggio, formaggio e burro.
Il territorio comunque apparteneva a Margherita Noceto visto che nel suo testamento del 5 ottobre 1517 lo lascia alla figlia Caterina e, qualora questa morisse, andasse agli altri figli Guglielmo e Antonino. Infatti sembra che Caterina sia morta e così anche Guglielmo e il proprietario diventa quindi Antonino. Mentre tra gli altri legati testamentari risulta che i due figli maschi devono dare alla femmina 300 onze (200 in moneta e 100 in arnesio); se si sposasse la sorella avrebbero diritto ai due terzi di “Li Giraffi”; nomina erede particolare la figlia Eufemia, sposata con certo Leto di Agrigento per la dote promessa ed in parte pagata che dovrà avere una parte delle entrate di “Li Giraffi” e una “chucca de bisito”; nomina eredi particolari i figli Guglielmo e Antonino, in una gramaglia per ciascuno; lascia gli alimenti al marito a condizione che non convolasse a nuove nozze. Morto il marito la sua parte dovrà andare ai due figli maschi. Lascia al figlio Antonino le case in cui lui ora abita con tutti i loro oneri.
Antonino Buondelmonti si sposa intorno al 1506 con Calogera Violetta figlia di Antonino e Giglia; da questo matrimonio nasce Matteo che, ancora infante, eredita anche il territorio delli Giraffi alla morte del padre avvenuta qualche giorno prima del 17 marzo 1528 data in cui venne fatto l'inventario dei beni.
Da Antonino e Calogera Buondelmonti nasce anche Sebastiano che sposa nel 1553 Grazia Maurici. Molto longeva è invece Calogera Violetta poiché sappiamo che il 24 ottobre 1580 venne fatto l'inventario ereditario dal notaio Girolamo Ficano poiché morta ab intestato all'età di quasi cento anni.
Matteo quindi sposa il 28 ottobre 1547 Girolama Lo Manno figlia di Pietro e Costanza. Ebbero questi solo due figlie, Claudia nata tra il 1548 ed il 1549, Caterina Francesca Antonina nata l'8 ottobre 1550, Costanza nata il 13 novembre 1553, probabilmente morta.
Dopo pochissimi anni dal matrimonio Matteo muore qualche giorno prima del 19 luglio 1555 data dell'inventario dei beni e nel testamento del 14 giugno 1555 nomina sua erede universale di ogni suo bene, ed in particolare dei territori di Giraffi e di Monte di Sara la magnifica domina Caterinella, sua figlia secondogenita.
Caterina Buondelmonte sposa il 27 gennaio 1573 Marco Maringo figlio di Pietro che era nato a Sciacca il 30 aprile 1553 e morto di peste qualche giorno prima del 31 ottobre 1575. Egli lascia una sola figlia, Beatrice, nata il 7 ottobre 1574.
Rimasta vedova Caterina Buondelmonte si risposa il 18 luglio 1578 con Pietro Federico portando in dote il territorio di “Li Giraffi”. Poiché il matrimonio si rivelò sterile, con atto del 4 ottobre 1585 il Federico lo restituisce di nuovo alla moglie.
La sorella Claudia era andata in sposa il 20 marzo 1576 a Pompilio Morso figlio di Nicolò e Margherita della città di Palermo, Claudia in questo atto risulta abitante a Caltabellotta.
Beatrice Maringo figlia di Marco e Caterina Buondelmonte sposa il 24 agosto 1591 Baldassare Li Chiavi figlio di Panfilo e Antonia e porta in dote il territorio di “Li Giraffi”.
Rimasta vedova Beatrice vende il territorio di “Li Giraffi” in accordo col figlio Francesco erede, al sacerdote Antonino Marsala da Burgio giusto atto del notaio Vito Lauro di Sciacca del 24 dicembre 1642 trascritto dal notaio Giuseppe Rumore di Burgio del 17 ottobre 1643 e ratificato il 29 ottobre 1643 in notaio D’Amico.
Purtroppo non essendo un feudo legato a un titolo nobiliare non siamo in grado di sapere, senza approfondite ricerche, i successivi proprietari.
Dagli atti notarili da noi ritrovati fino al ‘500 nel territorio non risulta esserci nessun baglio. Abbiamo infatti delle ingabellazioni, delle divisioni e donazioni che vanno dal 1555 al 1595. Invece nell’atto di vendita sopra citato, quindi nel 1642, leggiamo: “…territorium vocatum delli Giraffi cum eius vinea, palmento, turculare, stantijs, turri, antiis, foneis, arboribus silvestris et domesticis, terrarum, fontibus, apiarum, cannetis et aliis in eo existentibus situm et positum in valle Mazarie huius Sicilie regni et in territorio terre Caltabillocte confinantem ex parte orientis cum flumine eiusdem terre Caltabillocte, confinante ex parte occidentis cum territorio Martuse, et alios confines…”. Quindi la masseria o almeno una torre con delle case era stata costruita nella prima metà del ‘600 da Betrice Maringo in li Chiavi.
Quella che oggi vediamo è una masseria con cortile rettangolare chiuso e si sviluppa su due livelli ed include magazzini, mangiatoie per animali ed una parte residenziale al piano superiore. Sul prospetto principale vi è anche un balcone a sinistra del portale ad arco fatto con conci di tufo arenario e sul quale si legge la data 1883, anno in cui probabilmente subì radicali restauri che ci presentano la masseria come è oggi. Attualmente alcuni vani sono in parte ruderi.
Nello stemma gentilizio dei Buondelmonte si rilevava una croce sopra cinque monti d’oro in un campo diviso orizzontalmente, la cui metà superiore azzurra e la inferiore bianca.

Raimondo Lentini

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