sabato 26 aprile 2014


I giornali nella storia di Ribera
Voce Amica
e gli anni ‘50
“Periodico religioso-sociale” diretto da don Emanuele Gambino, incarnò le forti tensioni del dopoguerra tra la Dc e il Pci
di Raimondo Lentini


Il quindicinale "Il Lavoratore", a quanto pare dai numeri che si sono potuti recuperare, ha chiuso i battenti con il numero di 268 del novembre 1919. Sembra che subito dopo questo quindicinale non siano nati nuovi periodici. Esistono comunque dei numeri unici occasionali pubblicati per eventi importanti. tra questi ricordiamo: "Lux" il 9 febbraio 1922  per il 25° di sacerdozio di mons. Nicolò Licata, in sei facciate; "Il Trionfo" il 1° maggio 1926 per il completamento del nuovo campanile della Chiesa Madre, in quattro facciate; "L'Inaugurazione" il 10 maggio 1926 per descrivere i festeggiamenti per il nuovo campanile, in due facciate; ecc.. La mancanza di altri giornali dopo il 1919 probabilmente si deve all'ascesa al potere del Fascismo che con ferree leggi censorie scoraggiava soprattuto l’uscita di periodici locali.
Nel 1933 mons. Licata lasciava Ribera e veniva trasferito come arciprete-ciantro a Sciacca, sua città natale, mentre a Ribera subentrava don Pietro Castellino (in pieno periodo fascista).
Per la nascita di un altro periodico a Ribera bisogna aspettare il 1948, quando cioè finisce la Seconda Guerra Mondiale e viene trasferito da Agrigento a Ribera il sacerdote don Emanuele Gambino. Questi era nato a Ribera il 9/2/1916 da Giuseppe e da Giuseppa Tortorici. Venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1939. Come primo incarico venne destinato alla chiesa di S. Michele di Agrigento dal 1940 al 1944, e quindi parroco della chiesa B.M.V. Immacolata di Ribera dal 1944 al 1957. Nel 1943 si era laureato in Lettere presso l'università di Palermo con una tesi su Fra’ Felice da Sambuca pittore del XVIII secolo. 
Dopo tre anni di permanenza a Ribera si rivelano le sue doti di giornalista e scrittore. Infatti nel 1947 fonda il giornale "Amerai" che, nel 1950 prende il nome di “Voce Amica”. Contestualmente alla nomina a canonico della Cattedrale di Agrigento, nel 1956, viene chiamato ad Agrigento per dirigere il nuovo giornale diocesano “L’Amico del Popolo” (dal 1955 al 1963). Nel 1964 viene chiamato a Palermo per volontà dell'allora cardinale Ruffini per dirigere, insieme al vescovo Giuseppe Petralia il giornale "Voce Cattolica" e ciò fino al 1967 e, dal 1968 al 1969, diventa direttore di "Voce nostra". A causa di problemi avuti con i superiori nel 1971 ottiene la dispensa a contrarre matrimonio, quindi si sposa a Roma il 31/1/1972 con Maria Luisa Crolla. Muore a Palermo il 21/3/1984.
Nicolò Inglese a proposito di “Voce Amica” così si esprime nella sua "Storia di Ribera": "Un foglio quindicinale «Voce Amica» diretto con intelligenza dal sacerdote Emanuele Gambino, si fece subito notare per la chiara esposizione dei problemi e trovò larga diffusione negli Stati Uniti d’America, fra gli emigrati riberesi."
La sede amministrativa del giornale era nel corso Margherita n. 34, l'offerta annua per l'abbonamento era di 200 lire, mentre una copia costava 15 lire e si definiva un "Periodico religioso-sociale". Era un periodo molto “caldo” il dopoguerra e la lotta tra la DC e il PCI era molto intensa e nel giornale traspare questa tensione anche leggendone solo alcuni titoli: La colomba senza ulivo e il pacifismo guerrafondaio dei comunisti, Miracoloso evento nel comune di Ribera (caduta del Consiglio Comunale e del sindaco Mascarella comunista), La verità ai comunisti riberesi - Stalin si veste da cappuccetto rosso, Bilancio fallimentare? - Anche i topi rosicchiano le radici del comunismo riberese!, Così i rossi aiutano i sinistrati - Sei comunisti rubavano gli indumenti degli alluvionati, Chiede la tessera DC un segretario comunista, La verità alla luce dei fatti - I comunisti riberesi amministrano il Comune curando esclusivamente gli interessi propri e del Partito contro quelli dei cittadini, Irreperibilità riberese: Posti comunali a comunisti, Per chi sogna ad occhi aperti il paradiso comunista, Un problema di bonifica morale: Una sincera diagnosi del comunismo riberese, Enigmatico ed illogico il comunismo riberese - i suoi dirigenti sono tutti atei e agiatamente borghesi, Amletismo comunista riberese - "Essere atei nel nostro partito è motivo di orgoglio perché i veri comunisti sono atei”. Questi solo alcuni titoli, poi l’attacco continua su “L’Amico del popolo”.
Il giornale ha delle rubriche fisse come: “Cofanetto floreale” con nascite, matrimoni, fidanzamenti, morti, lauree ed altri eventi; un taccuino di notizie in breve di Ribera e paesi vicini; poesie; ogni tanto si pubblicava il movimento demografico; il sacerdote Palminteri aveva iniziato a pubblicare a puntate la storia di Ribera che restava incompleta per la sua sopravvenuta morte; articoli sull’agricoltura; sull’attività della società S. Vincenzo de’ Paoli; sport; ecc..
Il sacerdote don Emanuele Gsmbino fondatore di "Voce amica"




“Voce Amica” chiude nel suo ottavo anno di vita con il numero 9-10 del 23 Ottobre 1955 e con questo editoriale il Direttore si congeda dai suoi lettori:
DOPO OTTO ANNI 
Dal mio tramonto risorgerò più bella e canterò sempre l'amore!...
Nacqui nel 1947 col canto decembrino di ninna-minna. Fui portata a battesimo con un nome bello ma severo quasi imperativo categorico:  «Amerai!» 
Era il mio programma, il viatico del mio cammino. Crescevo a vista d'occhio: entravo birichina e disinvolta dovunque: in ogni focolare riberese ero la gentile messaggera d'amore. Culle fiorenti di bimbi, zagare di sposi novelli, gioie e lutti, fasti e nefasti trovavano in me il loro nido, la loro voce riberese per i riberesi vicini e lontani, 
Duttile strumento della pulsante vita di Ribera, ne scrutavo i gemiti e le istanze, ne gridavo forte i problemi, ne rivendicavo imperterrita i diritti.
Fedele ministro della carità vincenziana, ne moltiplicavo le opere di bene per la povera gente, 
Avevo ancora i dentini di latte e già cantavo possente l'amore.
Dai torchi della Tipografia riberese, ove quindicinalmente in piccola veste rinascevo alla luce, fui portata lontano a respirare le brezze prealpine del nord e dalla Linotype di Alba rinacqui più grande a novella vita.
Ero al secondo anno di vita e fui ribattezzata. Coi primi albori del 1949 fui chiamata «Voce Amica»
Scaturivo da un imperativo d'amore, restavo sempre una banditrice d'amore, diventando la «Voce amica», sempre dolce, nostalgica, quasi la voce di mamma, 
E l'eco della mia Voce si diffondeva con un raggio sempre più vasto.
La cerchia dei miei Lettori di Ribera divenne troppo angusta.
Mi avventurai lontano, oltre il Verdura, il Magazzolo e il Platani, oltre Agrigento, oltre lo Stretto, oltre le Alpi, oltre gli oceani: li pescai quasi tutti i miei Ribereei, sparsi sulla faccia della terra.
E da riberese, mercé la fervida solidarietà dei miei Lettori, sono oggi diventata nientemeno ... intercontinentale. 
La mia Voce, non bianca, non rossa né nera, ma incolore come la luce, come la verità, ha echeggiato sempre limpida chiara nostalgica come la genuina voce di Ribera. 
Dolce come l'aroma dei suoi agrumeti, fragrante come i fiori delle sue aiuole, tersa come il cobalto del suo cielo, ma forte come la pietra delle sue cave.
S'è elevata libera e suadente al di sopra delle grida della fazione e della menzogna, vigile alfiere che mai ammaina la sua bandiera. 
Sempre pronta a deplorare l'errore senza offendere l'errante, a flagellare il vizio senza opprimere il vizioso, ad aprire il dialogo anche polemico ma sul solco della verità. 
Ho conosciuto le ore trepide della battaglia, come pure quelle gioiose della vittoria; ho riscosso il plauso dei buoni, come anche il biasimo incosciente degli abulici tessitori del compromesso o l'odio implacabile dei cattivi, che incauti mi han condotto al tribunale.
Al mio passaggio è fiorito sempre il canto dell'amore sulle note frementi del divino inesausto Donatore d'amore.
Ma al tramonto dei miei otto anni, scanditi sul ritmo gagliardo della lotta contro l'odio e l'errore con la lancia dell'amore e della verità sempre in resta, un terzo prossimo battesimo mi chiamerà col fatidico nome: «L'Amico del popolo». Non più mensile, ma settimanale, non più riberese, ma agrigentina, pur non cessando di essere riberese. Più grande, più bella, più efficiente, sempre col mio canto di amore fervido ed operoso per il Popolo, da cui provengo e a cui ritorno, sarò sempre la VOCE AMICA“
Negli anni ’50 venne fatto dal "Club Cappelli di Paglia" un tentativo di far nascere un periodico: "Il sacco di Eolo". Nella sede di questo Circolo incorniciato e appeso alla parete si trova la prima pagina del primo numero dove si legge: "Culturale Sportivo Sociale - Anno 1, N. 1 - Ribera 16 Marzo 1952 - Un numero L. 30". I titoli degli articoli di questa pagina sono: "Prologo", "Gioventù svegliati!!" e "Problema dei giovani", gli articoli dovevano continuare in quarta pagina ma questa è solo la fotocopia della prima pagina, gli attuali soci del circolo non sanno se ci sono stati altri numeri e nemmeno dove si possono reperire. 
I giornali nella storia di Ribera
Il primo fu, nel 1907,
“Il Lavoratore”
Lo pubblicò don Nicolò Licata come «portavoce alto e squillante delle associazioni e del movimento cattolico del circondario, l’interprete fedele e affettuoso dei lavoratori della terra...»
di Angela Gulino e Raimondo Lentini 

La necessità di diffondere notizie è probabilmente antica quanto l'uomo, almeno da quando ha cominciato a comunicare con la parola prima e con la scrittura poi. Quando il passaparola non era più sufficiente si utilizzarono persone atte al bisogno che furono i cosiddetti "banditori". Questi con trombe o tamburi attiravano l'attenzione delle persone e poi comunicavano, o previa lettura o a memoria, il bando che spesso comunicava notificazioni del signore locale o dell'amministrazione, ma anche, a volte, pubblicizzava qualche novità di qualche bottega.
Ma veniamo alla carta stampata. Le prime gazzette a stampa, settimanali e quindicinali, si diffondono all'inizio del Seicento e coesistono a lungo con gli avvisi e i fogli di notizie manoscritti, mentre il primo quotidiano della storia viene pubblicato a Lipsia nel 1660, la testata del quotidiano è: "Notizie fresche degli affari della guerra e del mondo". Comunque il 1702, anno di fondazione del quotidiano Daily Courant di Samuel Buckley viene considerato anno d'inizio del giornalismo moderno. Mentre l'età d'oro del giornalismo è il periodo che va dalla seconda rivoluzione industriale all'invenzione di nuovi media tipici della terza rivoluzione tecnologica. Viene chiamata età d'oro perché il giornalismo, grazie all'introduzione della rotativa e del telegrafo, allo svilupparsi delle agenzie di stampa vede in questo periodo una straordinaria diffusione in termini qualitativi e quantitativi. La stampa abbatte le barriere legate alla distanza, consentendo agli uomini di avvicinarsi, divulgando culture varie come usi e costumi e, soprattutto, orientando l’opinione pubblica in ogni settore, da quello politico a quello privato. Siamo quindi nella prima metà dell'800.
A Ribera la carta stampata arriva solo un secolo dopo e cioè nel 1907 con il periodico IL LAVORATORE di Don Nicolò Licata, il cui numero 0 era uscito il 17 Agosto 1902 a Sciacca. Il trasferimento di monsignor Licata a Ribera, portò con sé anche questo importante organo di stampa del movimento cattolico. Sotto la testata si leggeva: “organo delle associazioni cattoliche del circondario e degli emigrati”.



L'Arciprete Nicolò Licata

Il sacerdote Francesco Paolo Chiaramonte


L’editoriale, spiegava le ragioni e gli obiettivi del nuovo periodico:
"Mancava, qui, un giornaletto cattolico che fosse l'eco pronta ed integra dei bisogni nostri, il portavoce alto e squillante delle associazioni e del movimento cattolico del circondario, l'interprete fedele e affettuoso dei lavoratori della terra e del mare, e principalmente di quei fratelli nostri i quali, in terre straniere, sudano e piangono per guadagnarsi un tozzo di pane che la madre patria ha loro negato. Ed ecco che noi scendiamo modestamente in campo, desiderosi di sopperire a questo bisogno. Siamo un gruppo di sacerdoti e di laici, di anziani e di giovani, ma tutti infiammati dello stesso ideale, tutti vibranti dello stesso amore".  
Gli articoli non erano firmati, ma si sa che la maggior parte erano scritti da don Licata.
Direttore del giornale era padre Licata, Redattore Capo: Nicolò Venezia, gerente responsabile: Luigi Riggi. 
Il Lavoratore aveva una periodicità quindicinale ma durante la guerra del 1915-1918 divenne mensile. Altri periodici fondati o ispirati all'attività di don Nicolò Licata furono: La Sentinella, (Ribera 1908), La Nuova Crociata (Ribera 1909), La Buona Parola (si pubblicò dal 1913 al 1917, settimanale, in oltre 10.000 copie; ci rimane solo un numero del 1917), Il Trionfo (Ribera 1-5-1926, numero unico), L'Apoteosi (Ribera 27-9-1907, numero unico), La Riscossa (Ribera 19-9-1913, numero unico), Lux (Ribera 9-2-1922, numero unico), Verso la luce (Ribera 1-9-1907, numero unico).  
Il quindicinale di don Licata, metteva a fuoco i problemi di Ribera, quali: acqua e fognatura, ospedale, misure igieniche contro il colera, nuova facciata della Chiesa Madre, cimitero, linea ferroviaria, ecc.. 
Una rubrica fissa del lavoratore era intitolata Forbiciando

Il 18 gennaio 1919 nasceva a Roma, il partito Popolare Italiano con a capo don Luigi Sturzo. Primo segretario provinciale di Agrigento fu l’arciprete Nicolò Licata. Intanto Il Lavoratore si pubblicava a mesi alterni e nel novembre dello stesso anno si arrivò all’ultimo numero. Sul frontespizio si leggeva: Anno XVII, Sciacca-Ribera, Novembre 1919, numero 268.