Francesco Spadaro barone di Santa Lucia
Tra la fine del '500 e gli inizi del '600 il governo spagnolo per
impinguare le casse dell'erario, oltre ad agevolare la messa a
coltura dei latifondi con la fondazione di nuovi centri, si mise
a vendere titoli nobiliari. Quindi tutti coloro che avevano la
possibilità, ed in genere erano gli amministratori e i gabelloti,
acquistavano i vari titoli che mano a mano il governo si
inventava o faceva ricadere su un determinato feudo.
Così a Caltabellotta abbiamo avuto il barone di Sant'Agata, il
barone di Santa Lucia, il barone di Villamena, ecc.
La volta scorsa abbiamo parlato di quello di Sant'Agata, ora
tratteremo del barone di Santa Lucia.
Il titolo venne concesso per la prima volta a Don Vincenzo
Marsala, di Pietro Antonio e suoi eredi e successori con
privilegio del 4 maggio 1656, come dice sia il San Martino De
Spucches che il Mango di Casalgerardo (vedi note articolo
precedente).
Il Marsala era di Burgio, ma il titolo passò subito alla famiglia
Spadaro di Caltabellotta, come vedremo.
Il padre di Vincenzo Marsala, Pietro Antonio si era sposato a
Burgio il 25.5.1643 con Maria Maurici figlia del fu Simone
(di Giovanni e Eumilia Medici) e Antonina Lucchese (di
Andrea e Benvenuta) di Sciacca e, come si vede dai cognomi
delle rispettive famiglie di appartenenza (Maurici, Medici e
Lucchese), molto note per essere state nell'amministrazione
pubblica. Alla data di questo primo matrimonio non aveva
nessun titolo, mentre nel secondo matrimonio avvenuto il
29.4.1657 con donna Vincenza Di Blasi di don Giuseppe e
donna Caterina Di Maggio oriunda di Castelvetrano e abitante
a Mazara, risulta essere "don" e dall'atto di morte di questa
seconda moglie avvenuta il 25.2.1659, Pietro Antonio è detto
"Governatore di Burgio". Questi era nato a Burgio il 9.10.1606 da Vincenzo e da Giovanna Baiamonte ed era
probabilmente parente del più noto Mons. Vincenzo Marsala
(1566-1596) che era stato eletto vescovo di Mazara, ma per la
sopravvenuta morte mai entrato in possesso della diocesi.
A noi comunque interessa il nipote Vincenzo che era nato a
Burgio il 21.4.1651 e, secondo i testi consultati, divenne
barone di S. Lucia ad appena 5 anni compiuti. La cosa sembra
strana e le possibili alternative sono due, oltre a quella dell'età.
La prima che nei testi editi abbiano sbagliato anno e la
seconda è che il titolo sia stato dato all'omonimo nonno del
bambino e poi, alla di lui morte al nostro Vincenzo,
probabilità però che non abbiamo potuto accertare.
Comunque noi prendiamo per esatto che a 5 anni egli sia
diventato barone di Santa Lucia.
Dunque il nostro si sposava a Bivona a poco meno di 16 anni,
con il titolo di barone, il 15.11.1666 (atto dotale notaio Mario
De Bono) con donna Antonia Vincenza Sferlazza figlia del fu
Rocco e della fu donna Dorotea Di Stefano. Il matrimonio
durava pochissimo per la sopravvenuta morte del marito e
cioè il 15 agosto del successivo anno. La moglie non restava
gravida e si risposava qualche tempo dopo con il barone di S.
Leonardo don Paolo Giambertone da Bivona. Par tali motivi il
titolo di barone di Santa Lucia passava alla sorella di
Vincenzo, Antonia, che era nata a Burgio il 30 dicembre del
1646 e si sposava sempre a Burgio il 26 aprile 1666 con il
caltabellottese don Francesco Spadaro figlio di don Luigi e di
donna Maria Sciortino. In virtù di tali nozze e per la morte del
titolare diventava di conseguenza barone il suddetto
Francesco Spadaro, ma sembra che non gli sia stato
riconosciuto dagli atti ufficiali viceregi poiché nei testi
consultati non risulta nessuno con questo cognome.
La famiglia Spadaro era venuta a Caltabellotta alla fine del
'500 con certo Ottavio figlio di Giovanni Antonio e Margherita che sposava nel 1596 Palma Sciortino figlia di
Vincenzo e Margherita Scarpinato e vedova di Giuseppe
Pontemole.
Ottavio e Palma generavano due figli, Giovanni Antonio e
Luigi. Il primo sposava il 30.11.1630 Margherita Intermaggio
di Calogero e fu Marta Di Grado e, dopo la morte di Antonio
Ansaldo viene nominato "secreto di Caltabellotta" e dagli anni
1635-36, su disposizione di Luigi Guglielmo Moncada, faceva
costruire e seguiva i lavori del nuovo centro Ribera
assumendone anche la carica di "secreto" fino alla morte
avvenuta il 23 febbraio 1642.
Luigi invece viene avviato agli studi in medicina e diventa
medico fisico, si sposa nel 1641 con Maria Sciortino e, dopo
la morte del fratello, diventa secreto di Caltabellotta e Ribera
continuando il lavoro di costruzione del nuovo centro fino alla
morte avvenuta alla fine del marzo del 1660 e dal suo
testamento sappiamo che lascia due soli figli: Francesco, nato
nel 1647, di cui abbiamo parlato sopra, e Rosaria, nata nel
1652 che veniva data in sposa il 25.8.1667 all'avvocato
Giuseppe Turano figlio di Girolamo e della fu Libertina da
Burgio.
Altri con questo cognome godettero di titoli e nobiltà in altre
parti dell'Isola. Un Giovanni Antonio che fu Capitano di
Giustizia a Caltagirone nel 1549-50 ; un Giacinto che con
Privilegio dato a 15 febbraio 1736 ottenne il titolo di barone e
tenne la carica di Capitano di Giustizia in Corleone negli anni
1745-46; un Benedetto che fu Proconservatore in Scicli
nell’anno 1793. Nella mastra nobile di Messina del 1798-1807
troviamo notati un Giuseppe del fu Antonino; un Giovanni, un
Luigi e un Michele del fu Placido.
Mentre sembra che il cognome discenda da Leone Spatario
menzionato da Michele Amari nella "Storia dei Musulmani in
Sicilia" come “fuggitivo siciliano, uomo di assai nota, accolto da Carlo Magno a Roma nell’801 e rimandato dieci anni
appresso a Niceforo Imperatore” . Oppure da un antico
patrizio che al tempo della dominazione bizantina abbia avuto
dignità di “spatario”: funzione o qualifica di cui allora erano
insigniti Consoli e Proconsoli, Logoteti, Strateghi e
Governatori della Sicilia. Spatharius (portaspada) era un
dignitario della corte bizantina come delle corti germaniche.
Vi sono due armi usate dai diversi Spadaro. La prima: di
rosso, a due spade d’argento, guarnite d’oro, passate in
decusse, accompagnate nel capo da un da un giglio coronato
dello stesso. Mentre la seconda: di rosso, alla campagna di
verde, alla torre di argento a due palchi murata ed aperta di
nero; fondata sulla campagna, sinistrata e sostenuta da un
leone d’oro tenente una spada posta in sbarra.
La linea maschile di Luigi si spegne con Francesco che
mantenne il titolo di barone fino alla morte avvenuta
probabilmente nel 1681 (mancano i registri dei morti di quel
periodo) ed il titolo sembra che sia tornato a disposizione
della Corona spagnola e, come ci riferisce il San Martino De
Spucches nel quadro 950 concesso a Pietro Platania con
privilegio del 3 novembre 1682, esecutoriato il 21 febbraio
1683. In tale concessione il titolare non aveva obbligo di
chiedere in ogni passaggio l'investitura e il titolo passò in
linea discendendale a Gaetana Platania che andò sposa a
Rosario Costorelli di Acireale. Infine nell'Elenco Ufficiale
definitivo è iscritto barone di Santa Lucia Rosario Costorelli
di Giuseppe, di Rosario, originario di Acireale ed ivi
dimorante; fu riconosciuto con Regie Lettere Patenti del 18
Marzo 1900. Nacque ad Acireale il 9 gennaio 1840.
Spadaro o Spataro di Messina.Nella mastra nobile di Messina del 1798-1807 troviamo
notati un Giuseppe del fu Antonino; un Giovanni, un Luigi
e un Michele del fu Placido.
Arma: di rosso, a due spade d’argento, guarnite d’oro,
passate in decusse, accompagnate nel capo da un da un
giglio coronato dello stesso.
SPADARO
Cenni storici
Ho sempre giudicato vanitosa l’opinione che la gente
del nostro nome discenda da quel Leone Spatario menzionato
da Michele Amari nella Storia dei Mussulmani in Sicilia
come “fuggitivo siciliano, uomo di assai nota, accolto da
Carlo Magno a Roma nell’801 e rimandato dieci anni
appresso a Niceforo Imperatore” . Però si può sempre
lecitamente ammettere che il nostro nome derivi da un antico
patrizio che al tempo della dominazione bizantina abbia avuto
dignità di “spatario” : funzione o qualifica di cui allora erano
insigniti Consoli e Proconsoli, Logoteti, Strateghi e
Governatori della Sicilia .
Spatharius (portaspada) era un dignitario della corte
bizantina come delle corti germaniche.
L’accoglienza fatta da Carlo Magno a Leone Spatario è
dall’Amari messa in relazione con un ipotetico progetto di
conquista della Sicilia a danno dell’Imperatore
d’Oriente.
Dal cenno storico riguardante la nostra casata, apparso
sul Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, edito nel 1937 dal
Collegio Araldico Romano, la supposizione di cui sopra è
riportata come tradizione.
Nel confessare che io, attuale capo della famiglia, ho sempre accettato con severe riserve tale tradizione, dichiaro
di prestare invece ferma fede alla più modesta ipotesi,
avvalorata dal fatto che solo nel corso di un millennio il
nostro nome poteva diffondersi per tutta la Sicilia e , su per le
Calabrie , giungere in Abruzzo ed in Toscana nelle due
accezioni di Spataro e di Spadaro.
Mango di Casalgerardo nel suo “Nobiliario di Sicilia”
riporta :
“... di questa famiglia notiamo un Giovanni Antonio che fu
Capitano di Giustizia a Caltagirone nel 1549-50 ; un Giacinto
che con Privilegio dato a 15 febbraio 1736 ottenne il titolo di
barone e tenne la carica di Capitano di Giustizia in Corleone
negli anni 1745-46 (R.Canc. reg. 907, fl 129) ; un Benedetto
che fu Proconservatore in Scicli nell’anno 1793.
Arma : di rosso, alla campagna di verde, alla torre di argento
a due palchi murata ed aperta di nero ; fondata sulla
campagna, sinistrata e sostenuta da un leone d’oro tenente
una spada posta in sbarra “ .
Vittorio Spetri, in Enciclopedia Storico-nobiliare
Italiana (vol.VI. pag. 398) annovera personaggi che, per aver
rivestito nel 1693, nel 1743, nel 1820, a Messina e a Reggio
Calabria, dignità giurisdizionali e senatoriali, appartennero ad
un ramo diverso da quello che acquisì da Casa Ferreri il titolo
di barone di Passanitello.
Dal ceppo messinese degli Spadaro discendono gli
attuali Spadaro-Ventura, industriali in Catania.
Pertanto la più aderente genealogia alla
documentazione familiare rimane quella pubblicata dal
Collegio Araldico Romano sul Libro d’oro del 1937.
Marsala.Di questa famiglia notiamo un Mario, che fu giudice della
corte pretoriana di Palermo nel 1630-31, 1633-34, del
tribunale del Concistoro nel 1638 e di quello della Gran
Corte del Regno nel 1639-40-41; un Niccolò, che fu
giudice delle appellazioni di Palermo nel 1654-55; un
Vincenzo, di Pietro-Antonio, che con privilegio del 4
maggio 1656 ottenne il titolo di barone di S. Lucia; un
Nicolò, che fu giudice pretoriano di Palermo nel 1663-64;
un Carlo Marsala e Bellacera che possedette la baronia di
Comitini nel 1670.
Gentile Gabriele d' Annunzio,
la fonte è l' Enciclopedia storico-nobiliare di Vittorio Spreti.
Platania
Arma : D'azzurro al ponte d'oro di tre archi con un fiume
d'argento scorrente fra i medesimi e tre platani al naturale,
nodriti sul ponte, quello di mezzo sostenuto da due leoni
coronati d'oro, affrontati.
Dimora : Acireale
platania.jpg ¬
Un GIOVANNI, con privilegio dato in Toledo il 18 novembre
1528, esecutoriato in Messina il 12 ottobre 1530, ottenne
concessione del titolo di nobile del Sacro Romano Impero.
Un PIETRO, con privilegio dato il 3 novembre 1682,
esecutoriato il 22 febbraio 1683, ottenne la concessione del
titolo di barone di Santa Lucia (passato in casa
COSTARELLI).
Un ENRICO ebbe la carica di patrizio in Acireale nel 1743-44.
Un ANTONINO, del fu Saverio, vi tenne quella di acatapano
nobile nel 1757-58.
Un PIETRO fu capitano di giustizia in detta città nel 1757-58
e patrizio nel 1762-63.
Un PAOLO il 22 giugno 1759 ottenne lettere osservatoriali
del privilegio di concessione del titolo di nobile del S.R.I.
ottenuto dal suo antenato Giovanni nel 1528.
Un VINCENZO fu capitano di giustizia di Acireale nel 1790-
91.
Un IGNAZIO tenne in detta città la carica di patrizio nel
1800-1801.
La famiglia è iscritta nell' El. Uff. Nob. Ital. col titolo di
Nobile del S.R.I. (mf).
Cordialmente
Costarelli Visto: 462
Voti: 8.12 [Vota] [Riferisci
errore]
Col titolo di Barone di S. Lucia fu riconosciuto nel 1900
Rosario, di Giuseppe, di Rosario (e di Platania Gaetana).
Famiglia di Acireale del secolo XIX. Titolo proveniente da
casa Platania.
Dimora Acireale.Arma: d'azzurro, al ponte d'oro di tre archi, con un fiume
d'argento scorrente fra i medesimi, e tre platani al naturale
nodriti sul ponte, quello di mezzo sostenuto da due
leoncini coronat~ d'oro, affrontati, il tutto sotto un
lambello di quattro gocce d'oro.
Libro d'Oro della Nobiltà Italiana.
Costarelli.
Con Regie Lettere Patenti del 18 marzo 1900 venne
riconosciuto in persona di Rosario Costarelli (di Giuseppe,
di Rosario e di Gaetana Platania), nato in Acireale il 9
gennaio 1840, il titolo di barone di S. Lucia, a lui
pervenuto per successione a casa Platania.
Arma: d’azzurro, al ponte d’oro, di tre archi, con un fiume
d’argento scorrente fra i medesimi e tre platani al naturale,
nodriti sul ponte, quello di mezzo sostenuto da due
leoncini coronati d’oro, affrontati, il tutto sotto un lambello
di quattro goccie, d’oro.
Platania.
Un Giovanni, con privilegio dato in Toledo a 18 novembre
1528 esecutoriato in Messina a 12 ottobre 1530, ottenne la
concessione del titolo di nobile del Sacro Romano Impero;
un Pietro, con privilegio dato a 3 novembre 1682
esecutoriato a 22 febbraro 1683, ottenne la concessione del
titolo di barone di S. Lucia; un Enrico tenne la carica di
patrizio in Acireale nel 1743-44; un Antonino del fu
Saverio vi tenne quella di acatapano nobile nell’anno
1757-58; un Pietro fu capitano di giustizia in detta città nel
1757-58 e patrizio nel 1762-63; un Paolo, a 22 giugno
1759, ottenne lettere osservatoriali del privilegio di
concessione del titolo di nobile del Sacro Romano Impero, ottenuto dal suo antenato Giovanni nel 1528; un Vincenzo
fu capitano di giustizia in Acireale nel 1790-91; un Ignazio
tenne in detta città la carica di patrizio nel 1800-801.
Arma: ?
Figli del dottore don Ottavio Spadaro e di Caterina:
15.9.1669 Margherita Maria Antonia Ignazia Gioacchina
(padrini don Tommaso Sciortino e donna Antonia mg di
don Francesco Spadaro)
1.3.1671 Gioacchino Luigi Innocenzo Filippo Ignazio
Felice (padrini don Francesco e donna Antonia Spadaro)
7.1.1673 Luigi Vincenzo Pietro (padrini don Giacomo
Sciortino barone di S. Agata e d. Maria Spadaro
11.1.1675 Pietro Giosafat Girolamo Lorenzo Francesco
Ignazio Filippo (padrini don Girolamo Colle di Bivona e
Francesca mg di avv. don Onofrio Rizzo)
Nessun commento:
Posta un commento