martedì 22 ottobre 2013

IL SEGRETO DEL CASTELLO
della serie “U tesoru ‘ncantatu”

La ricerca di tesori, di gallerie e passaggi segreti nel castello di Poggiodiana ha sempre affascinato grandi e bambini. La prima notizia scritta di tale ricerca ci pervine da Giuseppe Salerno che nel suo manoscritto della fine dell’800, ancora inedito, scrive: “Nell’interno del diruto castello, vi si rinvengono alcuni scavi dalla mano dell’uomo, dappoicché la credenza popolare induce esservi dei danari sepolti, ed ecco perché di tanto in tanto viene il ticchio in testa a qualche avido di tentare la sorte, facendovi degli scavi, ma nulla si rinviene per essere, come dicono i gonzi ed i creduloni, il danaro incantatu, cioè resosene padrone il demone infernale.
Si rapporta infatti sul riguardo, ed è diceria tradizionale, esservi stati due maestri murifabbri del nostro comune, dei quali non facciamo nome, per non attaccare direttamente la suscettibilità degli odierni parenti, e che trovato il denaro, sentirono i medesimi delle scosse di sassi nelle loro spalle lanciati da mano invisibile, ed una voce cupa, tremulante: Las…sa…li! Las…sa…li! pel che impauriti, lasciarono il visto tesoro, e dati di corsa a rompicollo, se la svignarono con affannata lena. Noi in buona fede non possiamo darne di tutto ciò la conferma, e non ci lusinghiamo a tanto vedere. Resti però al popolino la credenza, e procuri di tentar la sorte pure di notte!”
Del presunto tesoro non sappiamo ancora nulla. Ma del passaggio segreto abbiamo trovato un documento che ci spiega cosa essere stato veramente. Qualche anziano tempo fa ci riferiva di esservi entrato, ma tutti si spaventavano a proseguire e nessuno si avventurava più di qualche decina di metri per paura.
Il tempo sembra abbia chiuso l’imboccatura di questo passaggio segreto, ma la storia ed il documento ritrovato il giorno 19 novembre presso l’Archivio di Stato di Sciacca ci fanno capire lo scopo per cui esso venne costruito da Pietro Luna nella metà del 1500.
In quegli anni i lavori fervevano intorno al castello, infatti, anche se i documenti ritrovati sono pochi, dal momento che molti registri notarili sono andati perduti, si evidenzia la presenza nella zona di maestranze palermitane, quindi specializzate, che costruivano ponti, bastioni, e ... tunnel. Era il bel canto del cigno prima di morire. Dopo essere stato abbellito, fortificato, il castello, di lì a pochi decenni sarebbe stato abbandonato. (Come è successo alla ferrovia della nostra provincia: ormai è una storia vecchia che speriamo non si ripeta per l’Ospedale!)
Ma torniamo al nostro passaggio segreto. Il documento è stato stilato dal notaio Baldassare de Marinis (vol. 355, carta illeggibile) il 24 gennaio 1562 ed alla sua presenta si trovarono l’”Honorabilis magister Gilbertus Francoglia de urbs felicis Panormi” il quale si obbligava con l’”Illustrissimo et excellentissimo domino don Petro de Luna duci civitatis Bisbonae” a “pirchari (pirciari, bucare) la montagna supta lo castello di Pogiodiana” ad iniziare “di lo xumi (fiume) pinfina a lo giardino”. Quindi il mastro doveva fare un tunnel dal lato del Vallone del Lupo, cioè la collina dove sorge il castello sul lato nord del medesimo, fino al giardino sottostante sul lato opposto.
Vediamo ora le dimensioni e lo scopo di tale galleria: “... ut dicitur la mina (miniera, cava) divi essiri larga palmi octo (circa 2 metri) zoè (cioè) palmi sei ( circa 1,50 metri) per landito (?) seu (ossia) currituri di l’acqua...”. Ecco spiegato dunque il motivo della galleria: serviva per portare l’acqua nel giardino di Poggiodiana dove erano piantati, o si dovevano piantare, alberi esotici, agrumi, e tutte quelle piante che avevano bisogno di abbondanti quantità di questa sostanza vitale!
Di queste gallerie se ne trovano moltissime ad Agrigento e a Sant’Angelo Muxaro (i famosi ipogei).
L’altezza del tunnel doveva essere di palmi sette, cioè 1,75 metri, quindi abbastanza alta per potervi entrare sia il mastro che qualunque altra persona e l’acqua doveva passare di sotto in una incavatura apposita. Infine il prezzo pattuito fu di onze 1 e tarì 12 per ogni canna di scavo (circa due metri).
Abbiamo così scoperto il segreto del castello; con il restauro previsto per dicembre  non ci resta che scoprire l’ingresso ed esplorare la galleria che sarà certamente piena di... istrici.
Raimondo Lentini



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