mercoledì 22 luglio 2015

La musica a Ribera: seconda puntata - La prima banda del 1846 - Il maestro Pietro Pace

La musica a Ribera: La prima banda del 1846 - Il maestro Pietro Pace

di Raimondo Lentini

parte seconda



Le bande cittadine, dicevamo nella puntata precedente, cominciarono a fiorire nella prima metà dell’800. Ribera rispetto agli altri comuni non è stata da meno, come vedremo.
Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del successivo cominciavano a nascere a Ribera i palazzi signorili delle varie famiglie nobili e della borghesia, e questi avevano necessità di affrescare con decorazioni e dipinti le volte degli stessi e venivano chiamati pittori (magari non di livelli alti) dai paesi limitrofi. Uno di questi probabilmente era Francesco Pace. Questi era nato ad Agrigento nella parrocchia della Cattedrale il 25.11.1767 da Onofrio (capoguardia morto a Palermo durante i moti del 1820) e Raimonda Re, si era sposato in prime nozze sempre ad Agrigento nella parrocchia di S. Pietro nel 1789 con Santa Caro, rimasto vedovo si risposava a Bivona, dove probabilmente stava eseguendo qualche lavoro, il 30.1.1809 con Maddalena Sedita figlia del notaio Vincenzo e di Francesca Ferlisi. Opere eseguite da lui a Ribera non ne conosciamo ma già giovanissimo nel 1789 eseguiva a Montaperto la pitturazione e la doratura della “cassa per ponervi il retratto di Sua Maestà per la conservazione di esso Retratto” (B. De Marco Spata). Troviamo molte tracce di Francesco presso gli archivi anagrafici della Sicilia (Cattolica, Castrofilippo, Ribera, Trapani, Palermo, ecc.) e di Napoli, segno questo che aveva molti lavori, purtroppo però fino ad oggi nessuna opera ancora si conosce.
Antichi strumenti musicali che si trovano nel Museo etnoantropologico di Ribera



La famiglia del maestro Pietro Pace
Francesco Pace aveva fatto studiare musica al figlio Pietro, che era nato a Bivona nel 1811, e mentre si trovava a Ribera stipulava un contratto di dote presso il notaio Giovanni Leotta con la famiglia Farruggia il 18 novembre 1845. Infatti il 22 successivo convolava a giuste nozze nella Chiesa Madre di Ribera con Maria Crocifissa Farruggia figlia di Pasquale (possidente) e Barbara Poggio.
La nuova coppia si stabiliva a Ribera e Pietro Pace iniziava la sua attività di direttore e maestro di orchestra fondando una banda musicale dalla quale avrebbe ottenuto i proventi per portare avanti la famiglia. Dai registri del Catasto borbonico nel 1847 risulta che il maestro Pace abitava nell’antica via Oddo che si trovava nella sezione chiamata S. Eligio e nell'isola n. 8, che oggi dovrebbe corrispondere all'isolato che è a nord della chiesa di S. Pellegrino. La casa, sempre secondo il detto catasto, era a piano terra e composta di due stanze più la cucina, casa che gli era stata  portata in dote dalla moglie.
La strada dove abitava probabilmente il maestro Pace.
Pochi mesi dopo il matrimonio, e cioè il 10 maggio 1846, si recava dal notaio Giovanni Maria Leotta insieme a "mastro Baldassare Zambuto di mastro Vincenzo possidente, mastro Giuseppe Urso del fu Alessio crivellatore, Francesco Lo Raso e mastro Calogero Lo Raso padre e figlio, ed il detto Francesco del fu Calogero, mastro Francesco Tramuta di mastro Filippo calzolaio, mastro Calogero Gaipa di Raimondo calzolaio, mastro Leonardo Urso di mastro Stefano crivellatore, don Francesco Savoca del fu don Ignazio picconiero, mastro Vincenzo Caruana del fu mastro Giuseppe calzolaio, mastro Giuseppe Catalanotto del fu Carmelo, mastro Calogero Catalanotto del fu Carmelo, mastro Carmelo Presti di mastro Giuseppe sartore, mastro Nicolò Presti di mastro Giuseppe, mastro Antonino Guastella del fu Gaetano calzolaio, mastro Liborio Castagna del fu mastro Antonino sartore, mastro Paolo Lo Forte del fu Giuseppe calzolaio, mastro Filippo Tramuta del fu Francesco calzolaio.”
Tutti i componenti erano artigiani la maggior parte dei quali calzolai.
L'atto continua con gli strumenti che ognuno di essi si impegnava a studiare e ad imparare a suonare:
"Il sudetto di Pace si obbliga alli sudetti comparenti ammaestrarsi in musica che ad arie cogli infrascritti rispettivi strumenti cioè al detto Zambuto per quartino, alli figli del detto mastro Giuseppe Urso appellati mastro Andrea ed Alfonso il primo per clarinetto, ed il secondo per piattini, alli detti padre e figlio Lo Raso detto mastro Calogero per l'offlè (N. d. A. oficleide), il detto mastro Francesco Tramuta per l'offlè, il detto Gaipa pel corno di caccia, il detto mastro Leonardo Urso per il clarinetto, il detto Savoca il clarinetto, il detto Garuna pel clarinetto, li detti fratelli Catalanotto rispettivamente per trombone, il detto mastro Carmelo Presti per corno di caccia, il detto mastro Nicolò Presti per trombone, il detto Guastella per tamburro, pel detto mastro Liborio Castagna pel di lui figlio Antonino per la tromba, il detto Lo Forte pel corno di caccia e per il detto mastro Filippo Tramuta pel di lui figlio Lucio per la grancassa onde tutti li sudetti individui colli rispettivi strumenti comporre una Banna."
Offlè (oficleide).
Il documento consta di ben 29 facciate e continua con gli articoli del contratto dove si stabiliscono tra l'altro la durata di sei anni del medesimo, i guadagni del Pace e degli altri strumentisti, gli orari delle prove ed il luogo (la casa del Pace), il prezzo che la banda dovrà chiedere per battesimi, matrimoni e funerali nonché per le festività religiose e profane, e così via.
In questo primo contratto non risulta la presenza dei Cinà, i quali deterranno la banda dalla seconda metà dell'800 a buona parte del '900.  Anche loro erano di Bivona ma erano venuti ad abitare a Ribera agli inizi dell’800.
Troviamo quindi per la prima volta il maestro Antonino Cinà fu Antonino, calzolaio, nell’atto di ricostituzione della banda fatto dal maestro Pace presso il notaio Giovanni Gatto l’8 febbraio 1851 e questa volta i componenti sono oltre al Cinà i mastri: Andrea Urso di Giuseppe, Leonardo Urso fu Stefano, Michele Sarullo fu Luigi, Giuseppe Amico fu Antonio, Gregorio Zito fu Salvatore, Nicolò Presti fu Giuseppe, Liborio Castagna fu Antonino, Carmelo Presti fu Giuseppe, Francesco Spallino di Calogero, Paolo Lo Forte fu Giuseppe, Giuseppe Catalanotto Graci fu Carmelo, Ignazio Gullo di Giuseppe, Antonino Guastella fu Gaetano, Francesco Tramuta di Filippo, Vincenzo Presti fu Giovanni Battista, Luciano Tramuta di Filippo e Salvatore Sparacino di Giuseppe. Quasi tutti sanno firmare e firmano quindi il contratto.
Seguono poi, come nel precedente, la suddivisione degli strumenti e i vari articoli. Dal punto quinto apprendiamo che il maestro Pace avrebbe addestrato gli allievi a suonare lo strumento che più si addice ad essi e che lui stesso avrebbe nominato il capo banda, mentre gli strumenti venivano acquistati tutti da mastro Carmelo Presti, che probabilmente aveva una rivendita di generi vari, e venduti a tutti i componenti della banda. Ad Antonino Cinà toccò il quartino (variante del clarinetto).
Un ultimo atto di ricostituzione della banda lo abbiamo trovato sempre nei registri del notaio Giovanni Gatto in data 24 febbraio 1856 stipulato dal maestro Pace con i mastri del precedente atto del 1851, ma a cui si aggiungono i seguenti mastri: Domenico Scalia fu Giacomo, Francesco L’Ala fu Antonino, Filippo Fasulo fu Domenico, Pellegrino Guarino fu Nicolò, Antonio Petrusa di Leonardo, Vincenzo Petrusa, Rosario Lagro, nonché alcuni figli dei precedenti mastri.
Non sappiamo perché non vi si trova più Antonino Cinà.
Il contratto doveva ritenersi scaduto nel 1862, ma abbiamo motivo di pensare che il Pace abbia lasciato Ribera molto prima, infatti a Ribera gli nascono i seguenti figli: Francesco (n. 1846), Alfonsa (n. 1848 m. 1849), Alfonsa (n. 1850), Maria Maddalena (n. 1852 sposata in prime nozze a Sciacca nel 1900 con Giuseppe Prado e in seconde a Palermo nel 1910 con Filippo Massaro), Barbara (n. 1854 e sposata Palermo nel 1886 con Luigi Prado), Pasquale Emanuele (n. e m. 1856) e Pasquale Alfonso (n. 1857). Dopo il 1857 non abbiamo più nessuna traccia della famiglia Pace a Ribera. Sappiamo che due figlie, come detto sopra, si sono sposate una a Sciacca e l’altra a Palermo, segno del trasferimento anche temporaneo del Pace in queste città. (continua)
Ribera, 22 luglio 2015

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